Balena di Matera, il più grande animale fossile al mondo?


    Il gigante marino è vissuto circa 1,5 milioni di anni fa, questa circostanza sembrerebbe suggerire che le balene azzurre iniziarono ad aumentare la loro massa molto prima di quanto finora ipotizzato.

    La balena azzura non è soltanto il più grande animale vivo attualmente, è anche il più grande che sia mai vissuto. Un team internazionale di ricercatori ha analizzato un fossile trovato sulla riva di un lago italiano e ha scoperto quando (e forse in che modo) la balena azzurra è diventata un gigante.

    Immagine 1 - Ricostruzione artistica di Balaenoptera cf. musculus di Matera. L'illustrazione mostra come un subacqueo umano moderno sarebbe apparso se posto vicino all'antica balena. (disegno di Alberto Gennari).Immagine 1 - Ricostruzione artistica di Balaenoptera cf. musculus di Matera. L'illustrazione mostra come un subacqueo umano moderno sarebbe apparso se posto vicino all'antica balena. (disegno di Alberto Gennari).

     

    Il cranio della bestia era molto grande e i risultati dello studio (pubblicato sulla rivista Biology Letters, The Royal Society) confermano che questa antica balena blu rappresenti il più grande fossile conosciuto al mondo con una lunghezza record di circa 26 metri.

    Questo valore è leggermente inferiore a quello che riescono a raggiungere le balene blu odierne, tali balene riescono infatti ad arrivare ad una lunghezza fino a 30 metri.

    Forse la cosa ancora più sorprendente per gli scienziati è il fatto che una balena di tali dimensioni sia vissuta nei mari circa 1,5 milioni di anni fa, durante il Pleistocene inferiore (1,5 - 1,25 milioni di anni fa) — molto prima di quanto ipotizzato precedentemente.

     

    Immagine 2 - Cranio in veduta dorsale della Balaenoptera cf. musculus di Matera con in evidenza le parti conservate (foto del cranio di Akhet s.r.l.; disegno e composizione di G. Bianucci e F. Marx).Immagine 2 - Cranio in veduta dorsale della Balaenoptera cf. musculus di Matera con in evidenza le parti conservate (foto del cranio di Akhet s.r.l.; disegno e composizione di G. Bianucci e F. Marx).

     

    «Il fatto che una balena così grande sia esistita tanto tempo fa suggerisce che le grandi balene siano cresciute progressivamente per diverso tempo», scrive il coautore dello studio Felix Marx, paleontologo presso l'Istituto reale belga di scienze naturali di Bruxelles. «Non credo che le specie possano evolvere a una tale dimensione durante la notte» aggiunge il ricercatore.

     

    Alla ricerca dei fossili di balena

    Riuscire a comprendere in che modo le balene azzurre siano divenute così grandi è stata una sfida importante, allo stesso modo i grandi fossili di balena del passato risalenti a 2,5 milioni anni sono rari.

    Riuscire a trovare tali antichi fossili risulta difficile poiché il nostro pianeta ha attraversato un certo numero di ere glaciali durante questo periodo, infatti una grande quantità di acqua ha subito il congelamento e il livello del mare è diminuito drasticamente. I resti delle balene che sono morte in quell’era geologica, anche se spiaggiate, attualmente potrebbero essere sepolte a diverse decine di metri sotto al livello del mare. (Un fossile di 27,5 milioni di anni fa, recentemente ritrovato in Nuova Zelanda, appartiene ad uno dei più antichi antenati dei Misticeti).


    Nel 2006, un agricoltore nei pressi della città di Matera vide alcune vertebre molto grandi che spuntavano dall'argilla presente sulla riva di un lago che usava per irrigare i suoi campi. Nel corso di tre stagioni autunnali, quando è stato cioè possibile abbassare il livello dell'acqua senza rovinare le coltivazioni, il paleontologo italiano Giovanni Bianucci dell'Università di Pisa e il suo team ha portato alla luce i resti della balena.

    Immagine 3 - Mappa sud Italia, localizzazione della città di Matera. Credits: Google MapsImmagine 3 - Mappa sud Italia, localizzazione della città di Matera. Credits: Google Maps.

    Il team, ai tempi dello scavo, aveva subito ipotizzato che i fossili potessero appartenere a una balena azzurra, i nuovi studi anatomici hanno confermato tali ipotesi.

     

    Il nuovo fossile potrebbe anche essere di aiuto nel constatare che l'ascesa delle balene giganti è stata più graduale di quanto creduto in precedenza, sostiene Marx.

    Nel 2017, uno studio che ha analizzato le dimensioni del corpo di tutte le specie di balene Misticeti, molte delle quali conosciute solo dai fossili, ha suggerito che un aumento delle dimensioni del corpo delle balene potrebbe essersi verificato piuttosto improvvisamente, probabilmente circa 300.000 anni fa ma possibilmente fino a 4,5 milioni di anni fa.

     

    Nel momento in cui Marx ha incluso il nuovo fossile in questa analisi, tuttavia, «la data più probabile è stata portata indietro a 3,6 milioni di anni fa e probabilmente ancora di più, possibilmente fino a 6 milioni di anni fa».

     


    Surplus di piccoli fossili

    Il ricercatore Graham Slater dell'Università di Chicago che ha eseguito l'analisi originale, sottolinea che il periodo di 3,6 milioni anni si inserisce ancora nella finestra temporale piuttosto grande che aveva trovato. Anche se la data più probabile per il salto evolutivo dal punto di vista delle dimensioni è stato spinto indietro fino a quel punto, dice, la data riveduta di 3,6 milioni di anni fa ha ancora senso.

    Intorno a quel periodo, una diminuzione globale della temperatura dell'oceano ha probabilmente cambiato la disponibilità di cibo delle balene, creando delle zone con una elevata concentrazione di prede nel punto in cui avveniva la risalita verso la superficie delle acque fredde oceaniche di profondità, il ricercatore crede che tale fenomeno sia stato «importante per sostenere le grandi balene».

    Slater non concorda con Marx sul fatto che la nuova analisi favorisca un'origine ancora più antica per le elevate dimensioni delle balene azzurre.

    È vero che l'analisi in quanto tale non conferma direttamente tale scenario, ammette Marx. Ma il suo punto di vista è informato da ciò che crede debba ancora venire. Poiché i grandi fossili di balena sono difficili da raccogliere, studiare e descrivere, la nostra visione dell'evoluzione del corpo delle balene può essere distorta. Marx è coinvolto in un progetto in Perù che ha trovato diversi fossili di balena che non sono ancora stati recuperati. Anche se i dati sono preliminari, inserirli nell'analisi indebolisce ulteriormente l'impressione di un cambiamento improvviso, aggiunge il ricercatore.

    «Sono consapevole che diverse grandi balene che hanno almeno la stessa età del fossile scoperto in Italia non sono ancora state descritte nella letteratura scientifica» scrive il ricercatore. Ogni ulteriore grande fossile di balena che troveremo e classificheremo renderà più probabile l'idea di un cambiamento graduale.

    Immagine 4 - Evoluzione della taglia dei misticeti nel tempo geologico. In evidenza la balena di Matera e tre misticeti fossili del Perù utilizzati per ridefinire il trend evolutivo (grafico modificato da Graham J. Slater e colleghi; disegno di B. musculus di Carl Buell).Immagine 4 - Evoluzione della taglia dei misticeti nel tempo geologico. In evidenza la balena di Matera e tre misticeti fossili del Perù utilizzati per ridefinire il trend evolutivo (grafico modificato da Graham J. Slater e colleghi; disegno di B. musculus di Carl Buell).


    Il paleontologo Cheng-Hsiu Tsai dell'Università nazionale di Taiwan ha descritto i resti sparsi di quello che è stato probabilmente il secondo più grande fossile di balena trovato finora, una balenottera (Balaenoptera physalus) della California.
    Ha discusso per un po' sul fatto che le balene Misticeti sono diventate grandi molto prima di quanto si credeva generalmente e in gran parte concorda con le conclusioni di Marx.

    «Ad essere onesti, questo fossile non mi sorprende affatto» dice Tsai. «Mi aspetto che presto dovremmo trovare qualcosa di più grande e geologicamente ancora più antico».

     

    Lo studio "Rise of the titans: baleen whales became giants earlier than thought" è stato pubblicato sulla rivista Biology Letters