Nero su bianco per ogni confezione alimentare


    Dopo una "corsa" lunga dieci anni, il biologico da nicchia si è definitivamente evoluto in vero e proprio comparto nel nostro Paese.

    La conferma viene dall’interesse della distribuzione moderna verso le produzioni ottenute senza principi chimici di sintesi.

    Se nel 1996 erano "appena" 30 i supermercati che offrivano sui loro scaffali ortofrutta bio, appena quattro anni più tardi si è passati a 1.439.

    L’Italia occupa oggi, a livello europeo, una posizione di primato nel campo del biologico.

    Le garanzie offerte al consumatore dalle produzioni biologiche sono i controlli e certificazione da parte di 9 enti incaricati dall’Unione Europea e un maggiore rispetto dell’ambiente grazie all’assenza d’impiego di principi chimici di sintesi.

    In questi giorni si arricchiscono di un’ulteriore e importante opportunità: quella di poter "accedere" all’iter produttivo del biologico e ripercorrere all’inverso tutta la "vita" del prodotto "bio", dalla sua origine al suo arrivo negli scaffali dei supermercati.

    A fornire questo nuovo "valore aggiunto" è uno dei protagonisti di punta della scena agroalimentare biologica italiana, il Consorzio Almaverde Bio Italia, che dal 1° ottobre ha avviato il primo progetto di rintracciabilità che coinvolge un’intera gamma biologica (dall’olio extravergine d’oliva alla carne, passando per ortofrutta, vino, nettari e marmellate di frutta e altro ancora).

    Ogni confezione a marchio Almaverde Bio riporterà un codice alfanumerico che, digitato nell’apposito spazio nel sito www.almaverdebio.it (oppure letto all’operatore telefonico che risponderà al numero verde 800.23.03.03) permetterà di sapere, in tempo reale, da quale produttore proviene il contenuto di tale confezione e quali lavorazioni ha subito.

    Oltre a conoscere l’origine del prodotto (nel 96% dei casi si otterrà il nome dell’azienda produttrice e nel 4% dei casi il numero del lotto da cui proviene il prodotto), il consumatore otterrà anche importanti informazioni sulle tecniche di produzione e di allevamento impiegate, nonché i valori nutrizionali delle singole derrate.

    Un impegno gravoso, quello assunto dal Consorzio, che coinvolge migliaia di produttori (solo Apofruit, partner del Consorzio per l’ortofrutta fresca, ne conta oltre 3.500) e che interessa anche prodotti molto freschi, come frutta e verdura e carne, rendendo particolarmente difficile e complesso il processo di rintracciabilità in tempo reale.

    Questo il biglietto da visita del Consorzio Almaverde Bio Italia, nato dalla fusione tra 8 aziende italiane specializzate in agroalimentare e rapidamente impostosi come uno dei protagonisti di punta del settore biologico in Italia.

    Del Consorzio fanno attualmente parte il gruppo cesenate Apofruit, la marchigiana Fileni, il Gruppo Napoletano Besana, la Oranfrizer di Catania, la ravennate Fruttagel, la S.I.P.O. di Cesenatico, la S.C.A.C. di Senigallia e il Consorzio Vinicolo CEVICO di Lugo (Ra).

    Tutte le produzioni del Consorzio sono controllate e certificate dal C.C.P.B. (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici) di Bologna.

    Il C.C.P.B. di Bologna, uno dei nove enti riconosciuti dal Ministero dell'Agricoltura e Foreste per monitorare il biologico nel nostro Paese (secondo il Reg. CEE 2092/91), ha chiuso il 2001 con un incremento del +34% sul 2000 delle ispezioni compiute (complessivamente ben 6.470), effettuate in 4.782 aziende (+26% sul 2000) rilasciando 3.654 certificati di prodotto (+127% sull’anno precedente) e 3.366 autorizzazioni alla stampa di etichette (+64%).

    Conoscere tutto di ciò che si mangia non è quindi un gioco.

    Sitografia

    Almaverde Bio www.almaverdebio.it