Monaco di Baviera, 26 aprile 2017 – Per decenni il trasporto degli organi espiantati dai donatori e destinati al trapianto avveniva in contenitori pieni di ghiaccio. Questo metodo chiamato “ischemia fredda” limita in modo significativo l'intervallo di tempo fra l'espianto e il trapianto: solo tre o quattro ore per un cuore umano. Intervalli più lunghi danneggerebbero l'organo o porterebbero a serie complicanze post-operatorie. Il cardiologo americano di origine egiziana, Waleed Hassanein, ha sviluppato un processo che permette di mantenere gli organi fuori dal corpo per un tempo tre volte superiore.
Utilizzata per la prima volta nel 2007, l'invenzione chiamata “Organ Care System” è stata già utilizzata con successo nel corso di 800 trapianti ed è coperta da dozzine di brevetti. Per questo risultato, Waleed Hassanein, è fra i finalisti dello European Inventor Award 2017 nella categoria “Paesi non Epo”. I vincitori del premio indetto dallo European Patent Office, giunto alla sua 12ª edizione, saranno annunciati nel corso di una cerimonia che si terrà a Venezia il 15 giugno.
«La tecnologia di Hassanein offre un nuovo approccio alla conservazione degli organi destinati al trapianto e nuove speranze a chi attende il trapianto», ha detto il presidente dello European Patent Office, Benoît Battistelli, annunciando i finalisti dello European Inventor Award 2017: «La sua invenzione può sostituire un metodo vecchio ormai di decenni e ha già permesso di lanciare una azienda di successo».
Hassanein, che oggi ha 48 anni, iniziò a lavorare alla sua scoperta nei primi anni '90 quando era un giovane medico della Georgetown University. Assistendo al suo primo trapianto di cuore, Hassanein rimase scioccato nel vedere un organo che avrebbe potuto salvare una vita messo semplicemente sotto ghiaccio. «Stava sostanzialmente in una scatola simile a quelle che si usano nei pic-nic.
E pensare che tutta la mia formazione di cardiologo era mirata a proteggere quell'organo. Sapevo che ci doveva essere un modo diverso», ricorda Hassanein che iniziò a sperimentare l'approccio opposto: tenere gli organi in vita in un ambiente caldo e irrorati di sangue arricchito di nutrenti. Questa intuizione ha posto la base dell’Organ Care System (OCS).
Sviluppata per i trapianti di cuore, la piattaforma OCS oggi supporta anche polmoni, fegato e reni, aumentando la “attesa di vita” dell'organo (sono stati fatti trapianti con cuori espiantati fino a 11 ore prima). Inoltre, permette ai medici di ispezionare l'organo prima del trapianto per rilevare eventuali problemi e perfino di curare eventuali infezioni nell’organo, cosa impossibile con il metodo “freddo”.
Dietro la tecnologia OCS c'è un approccio fondamentalmente nuovo alla conservazione di organi ex vivo cioè fuori dal corpo. Tenere “sotto ghiaccio” gli organi serve solo a rallentarne l'inevitabile morte, mentre il metodo di Hassanein prolunga la vita dell'organo «nel nostro sistema, l'organo del donatore continua a funzionare in uno stato quasi fisiologico ancorché fuori dal corpo: i cuori continuano a battere, i polmoni a respirare, il fegato a produrre bile e i reni urina» spiega Hassanein.
L'OCS replica, infatti, il funzionamento del corpo umano e fornisce continuamente agli organi sangue caldo e ossigenato attraverso un sistema di perfusione in un ambiente sterile e a temperatura controllata. Completi di pompe, sistemi di ventilazione e sensori di controllo, questi strumenti – che hanno la dimensione di un piccolo frigorifero – possono essere trasportati su ambulanze o elicotteri, mezzi di trasporto abituali alla “lotta contro il tempo” che caratterizza le ore precedenti a ogni trapianto.
Per quante persone oggi il trapianto è l'unica possibilità di rimanere vivi? Centinaia di migliaia nel mondo: si parla di 120 mila negli Stati Uniti e 86 mila in Europa. Ogni giorno, nei soli Stati Uniti, 22 persone muoiono dopo aver atteso invano un trapianto. Ma i limiti posti dal trasporto “sotto ghiaccio” fanno sì che solo un organo disponibile su tre (nel caso del cuore) possa essere utilizzato.
Aumentando l'attesa di vita dell'organo fuori dal corpo, e quindi permettendone il trasporto su distanze maggiori, l'OCS aumenta il numero di organi disponibili oltre a permettere ai medici di valutarne l’idoneità prima del trapianto. Il sistema OCS dimezza anche l'incidenza di una seria complicanza post operatoria chiamata Primary Graft Dysfunction (PGD) in pratica il rigetto dell'organo da parte del corpo che lo ospita.
Una volta adottato massicciamente, l'OCS potrebbe essere il fulcro di reti in grado di collegare donatori e riceventi. Nel 2016 l'inglese National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha emanato una raccomandazione per l'utilizzo clinico dell'OCS Heart system. E questo potrebbe essere solo il primo passo:
«Noi siamo fortemente convinti che l'Organ Care System trasformerà i trapianti e metterà a disposizione di persone molto malate che li attendono, un numero maggiore di organi in condizioni migliori», dice Hassanein. Guardando al futuro l'inventore ritiene che la tecnologia OCS potrà permettere di curare l'organo fuori dal corpo con chemioterapie, terapie genetiche o rigenerative.
Nel 1998 Hassanein ha fondato la start up Transmedics, con sede nel Massachussets, per portare sul mercato l'invenzione da lui brevettata. Fino ad oggi la società ha raccolto capitali per l'equivalente di 280 milioni di euro da fondi di venture capital e private equity e dà lavoro a 70 persone. A oggi i sistemi prodotti della società OCS Lung, OCS Heart e OCS Liver hanno ricevuto il marchio CE dall'Unione europea e sono approvati in Australia e Canada, mentre attendono l'approvazione della FDA negli USA.
Gli analisti si attendono che questa invenzione possa avere un significativo impatto nel mercato delle tecnologie per la conservazione degli organi che potrebbe raggiungere i 200 milioni di dollari già nel 2019,
Nato e cresciuto alla periferia del Cairo, Waleed Hassanein si è sempre posto obiettivi ambiziosi: all'inizio voleva diventare pilota di aeroplano ma la tradizione (nella sua famiglia vi sono molti stimati medici) ha avuto la meglio. Arrivato negli Stati Uniti nel 1990, Hassanein – che ora è un cittadino americano – si è laureato in Medicina alla Georgetown University nel 1993. Oggi è CEO, presidente e direttore di TransMedics, la start up che ha fondato per portare sul mercato il suo concetto di “trapiantare organi vivi” e che spera potrà cambiare la pratica clinica.
«Il chirurgo non lotta più contro il tempo perché l'organo da trapiantare è ancora vivo ancorché fuori dal corpo. In teoria potrebbe rimanere utilizzabile per un giorno o due, forse addirittura per un periodo maggiore. Potremmo far diventare il trapianto da chirurgia di urgenza a chirurgia di elezione». dice Hassanein che sta lavorando per adattare la sua invenzione ad altri organi.