Unimore aderisce alla piattaforma europea sulla nanomedicina



    La nanomedicina e il suo potenziale terapeutico rappresentano oggi uno dei più promettenti ambiti di ricerca a livello nazionale ed europeo. Unimore ha recentemente colto questa tendenza aderendo alla piattaforma europea sulla nanomedicina, di cui è delegato per l’ateneo emiliano il prof. Giovanni Tosi. “L’adesione alla Piattaforma Europea sulla nanomedicina, - commenta il prof. Giovanni Tosi di Unimore - rappresenta un’importante prospettiva per lo sviluppo delle nanomedicine, con un respiro non solo locale, ma internazionale e nasce dal lavoro che abbiamo perseguito e sviluppato in questi anni, con alcuni incoraggianti risultati di laboratori dedicati alla nanomedicina”.

    Giovanni TosiIn particolare, presso il Centro TeFarTI del Dipartimento di Scienze della Vita, coordinato dalla prof.ssa Maria Angela Vandelli, è attiva da anni una linea di ricerca multidisciplinare per l’applicazione della nanomedicina alle patologie del sistema nervoso centrale. L'obiettivo è sfruttare sistemi polimerici biodegradabili e biocompatibili capaci di superare la barriera emato-encefalica in maniera efficiente e trasportare farmaci per la cura di patologie neurodegenerative.

    I progetti inseriti in questo filone di ricerca, svolti in collaborazione con gruppi di ricerca italiani ed internazionali di altissimo livello scientifico, hanno interessato in particolare la corea di Huntington e patologie neurometaboliche pediatriche come le mucopolissaccaridosi. Recentemente finanziati, hanno il fine comune di verificare l’efficacia e le potenzialità terapeutiche di strategie di nanomedicina in modelli preclinici patologici.

    In particolare, per quanto riguarda la Corea di Huntington, il progetto Targeting neurons with cholesterol. How can it change the future of Huntington Disease patients”, finanziato da Telethon e di cui è responsabile la prof.ssa Elena Cattaneo dell’Università di Milano, prevede una stretta collaborazione tra il Laboratory of Stem Cell Biology and Pharmacology of Neurodegenerative Diseases dell’Università di Milano, l’Università di Pavia ed il Laboratorio di Nanomedicina del Te.Far.T.I. di Unimore.

    Veicolare farmaci in modo efficace nel sistema nervoso a fini terapeutici è un'impresa particolarmente ardua per la presenza della barriera biologica che protegge il nostro cervello e per la grande eterogeneità cellulare e quindi neuronale da cui è composto - commenta la prof.ssa Elena Cattaneo - Nella malattia di Huntington, malattia genetica che porta ad una progressiva perdita neuronale e che vede nella riduzione di colesterolo a livello centrale una delle cause di degenerazione, abbiamo dimostrato che la somministrazione di colesterolo con questo tipo di nanomedicine produce risultati rilevanti e significativi nel modello animale di malattia. Da questo nuovo progetto - conclude - ci aspettiamo di poter confermare e migliorare i risultati per poter immaginare una nuova opzione terapeutica”.

    Per quanto riguarda il progetto sulle patologie neurometaboliche, è stato confermato il finanziamento da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, nell’ambito del Bando “Ricerca Pediatrica 2016-2018”. Il progetto “Pediatric neurodegenerative disorders: optimizing nanoparticle-mediated strategy for brain treatment“, coordinato dal Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università degli Studi di Padova e con la supervisione della Brains4Brain European Foundation, prevede l’ottimizzazione di nanomedicine per la veicolazione specifica di enzimi al Sistema Nervoso Centrale per la cura di patologie genetiche neurometaboliche rare come la Sindrome di Hurler e di Hunter. 

    Collaboriamo da anni con il gruppo di manomedicina del TeFarTI - spiega la dott.ssaRossella Tomanin, responsabile del progetto - In particolare, nelle patologie di cui ci occupiamo, quali le Mucopolissaccaridosi e le neurometaboliche, è importante veicolare un enzima, la cui mancanza per difetto genico rappresenta la causa principale della patologia. Portare al di là della barriera emato-encefalica queste molecole è un passo molto importante, una svolta potenzialmente determinante per correggere il decorso della malattia".

    Questi progetti, in cui Unimore è uno dei protagonisti, rappresentano solo una delle potenzialità della nanomedicina in ambito terapeutico che trova possibilità di applicazione in diversi campi della medicina e della farmacologia, dalla cura di patologie tumorali fino a diventare strumenti di diagnosi altamente specifici.