[10/07/2009] Uno studio recentemente pubblicato su Child Development, frutto di una collaborazione tra l’Università di Ferrara e quella di Madison (WI), mette in luce le straordinarie abilità di apprendimento linguistico di bambini di otto mesi di età .
A tutti noi è capitato almeno una volta di ascoltare qualcuno parlare in una lingua straniera totalmente sconosciuta. I suoni sembrano scorrere velocissimi ed isolare anche soltanto un paio di parole risulta un’impresa impossibile.
In realtà , nelle circa 7000 lingue che sopravvivono attorno al globo, parliamo tutti all’incirca alla stessa velocità . Mentre nella maggior parte dei linguaggi scritti le parole sono separate da spazi bianchi, nel linguaggio parlato non vi sono silenzi in corrispondenza della transizione da una parola all’altra, e da ciò deriva la difficoltà di isolare le singole unità del parlato.
Quando da adulti ascoltiamo qualcuno che utilizza nella nostra lingua, i confini tra le parole ci sembrano ovvi solo perché, proprio in quanto adulti, possediamo un ampio vocabolario. Quando invece qualcuno parla in una lingua straniera ecco che il problema della segmentazione del linguaggio ci appare immediatamente evidente.
Per un neonato il linguaggio parlato in famiglia è totalmente sconosciuto. Egli deve in qualche modo penetrare in quel flusso di suoni ed estrarre le singole parole. Al momento dello spegnimento della prima candelina, un bambino è tipicamente in grado di produrre alcune parole e comprenderne molte di più.
Da quel momento in poi la progressione del linguaggio diventa rapissima, passando da un vocabolario attivo di sole 5-10 parole a 12 mesi, fino a circa 300 attorno ai 2 anni, per arrivare ad un migliaio a 36 mesi. Come è possibile un tale progresso nonostante qualunque mamma non insegni esplicitamente la lingua madre ai propri figli?
Lo studio pubblicato nel numero di giugno 2009 sulla rivista Child Development ha mostrato, attraverso una serie di sperimenti condotti presso l’Infant Learning Lab dell’Università del Wisconsin (Madison), che bambini americani di otto mesi di età sono sensibili alle proprietà statistiche di un linguaggio naturale a loro totalmente conosciuto, l’italiano, riuscendo a scoprire i confini tra le parole attraverso il calcolo della probabilità con cui certe sequenze di sillabe tendono a verificarsi insieme.
L’idea alla base di questi esperimenti è che all’interno delle parole vi è una coerenza delle sequenze sillabice molto più alta che in corrispondenza della transizione tra una parola e la successiva.
Nel testo che state leggendo, ad esempio, la sillaba bam compare quattordici volte, sempre all’inizio della parola bambini.
La coerenza di questa sequenza è quindi del 100%.
Viceversa, la sequenza ni-a che compare alla transizione tra le parole bambini americani nel primo paragrafo, rende conto solo di due delle quattordici occorrenze di bambini. La sua coerenza interna, meno del 15%, è quindi ben inferiore.
Le ricerche condotte nell’ultimo decennio hanno dimostrato che bambini ed adulti sono sensibili alla distribuzione statistica delle sillabe e posso avvalersi di questa informazione per trovare le parole in una sequenza continua di suoni linguistici.
Tipicamente in questi esperimenti vengono utilizzati dei cosiddetti linguaggi artificiali.
Per costruire un linguaggio artificiale, i ricercatori selezionano un certo numero di sillabe, le combinano arbitrariament per costruire gruppi bisillabici. Queste 'parole' vengono quindi concatenate in una sequenza priva di pause o accenti, prodotta da un sintetizzatore vocale.
Se da un lato ciò consente allo sperimentatore un controllo preciso e puntuale di tutte le variabili in gioco, dall’altro il prodotto finale rappresenta una estrema semplificazione rispetto al complesso input linguistico che i bambini ricevono tipicamente nella vita reale.
L’aspetto innovativo di questo studio consiste nell’avere utilizzato un materiale naturale quale appunto l’Italiano.
Dopo aver ascoltato per un paio di minuti delle frasi in Italiano, contenenti diverse ripetizioni di alcune parole target, i bambini partecipano ad un test per determinare la loro capacità di cogliere la differenza tra due tipologie di parole italiane presenti nelle frasi: quelle con una elevate consistenza nella loro sequenza sillabica ed altre caratterizzate invece da una cattiva statistica interna.
Un aspetto critico dello studio è che i bambini ascoltano ciascuna categoria di parole lo stesso numero di volte: l’unica differenza tra i due gruppi è quindi quanto efficacemente la prima sillaba della parole è in grado di prevedere la seconda.
Data la loro giovane età (otto mesi) i bambini sono testati misurando l'interesse all’ascolto di ciascun tipo di parola, usando le procedure standard di psicologia sperimentale.
I risultati dello studio hanno dimostrato che i bambini preferiscono ascoltare le parole con una buona statistica interna.
Si tratta di un risultato notevole considerando la complessità e la totale novità dello stimolo, una lingua naturale totalmente sconosciuta, e la brevità dell’esposizione, solo due minuti.
Questi risultati confermano le sorprendenti abilità di apprendimento degli infanti e la loro capacità di utilizzare le proprietà statistiche del linguaggio a cui sono esposti.
Lo studio segna un importante passo in avanti nella direzione di un approccio più naturalistico allo studio dell’apprendimento del linguaggio nei bambini.
Una migliore conoscenza del meccanismo dello sviluppo del linguaggio in condizioni tipiche porterà a un progresso nella comprensione delle disabilità linguistiche e migliorerà le strategie di insegnamento della seconda lingua.
Bibliografia:
Pelucchi, B., Hay, J. F., & Saffran, J. R. (2009). Statistical learning in a natural language by 8-month-old infants. Child Development, 80 (3), 674-685.
Saffran, J. R., Aslin, R. N., & Newport, E. L. (1996). Statistical learning by 8-month-old infants. Science, 274, 1926–1928.
Sitografia:
Statistical Learning in a Natural Language by 8-Month-Old Infants Child Development, May/June 2009, Volume 80, Number 3, Pages 674–685 www.waisman.wisc.edu/infantlearning/publications/cdev_1290.pdf
Infant Learning Laboratory University of Wisconsin www.waisman.wisc.edu/infantlearning/current.htm