Non è il titolo di un film né di una serie animata, è piuttosto la novità in campo diagnostico, è la fantascienza che ispira la scienza, il genio che inventa e crea e rende possibile l’auspicabile.
Lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’ultimo ventennio è caratterizzato dalla sempre crescente ansia di migliorare l’efficienza, la precisione e la rapidità della strumentazione utilizzata, nonché dalla necessità di ridurre i costi e migliorare la produttività rispetto alle tecniche tradizionali.
In questo senso si sta muovendo anche la diagnostica medica, che si sta rapidamente evolvendo verso un utilizzo intensivo delle tecnologie che possano fornire migliori prestazioni ai pazienti e diminuirne i tempi di degenza ed i fastidi derivanti da alcune tecniche d’indagine endoscopica che accompagnano un certo grado d’invasività e non sempre risultano altrettanto efficaci.
La meraviglia seguita alla scoperta della diagnostica tramite raggi X suscita quasi tenerezza se confrontata con l’ottimismo con il quale oggi si osservano i progressi compiuti nel campo della robotica, dell’informatica e delle nanotecnologie al servizio della biomedica.
La sensazione che si può provare quando si evoca il termine robot non è più quella di disagio legata all’immaginario fantascientifico di macchine umanoidi dotate di volontà propria, ma piuttosto quella di strumentazione programmata e controllata che coadiuva l’operatore nello svolgimento di azioni ad alta precisione.
In tal senso, il settore d’avanguardia è quello della chirurgia mini-invasiva, che riceve il maggior contributo tecnologico dalla microrobotica e dalla biorobotica, in cui sistemi di controllo intelligenti, sensori ed attuatori ricreano le condizioni biologiche nelle quali il microrobot andrà ad operare e consentono la creazione di dispositivi diagnostici di dimensioni estremamente ridotte, utilizzabili nei più piccoli spazi presenti nel corpo umano.
Il passo successivo è costituito dalla accurata progettazione di sistemi dotati di feedback sensoriali confrontabili con le tecniche adoperate in chirurgia tradizionale, in grado d’interagire col sistema corpo umano per ridurre i rischi derivanti da successive complicazioni.
Attualmente i progetti in fase d’attuazione sono diversi, ma motivo di orgoglio è il progetto attualmente in corso di studio al Policlinico Gemelli di Roma, dove si sta sperimentando la pillola-telecamera di Swain e Iddan, l’uno chirurgo gastroenterologo inglese, l’altro ingegnere israeliano.
[inline: 1=Immagine - 1 - In futuro sarà possibile ingerire la pillola telecamera come un comune antibiotico] Immagine - 1 - In futuro sarà possibile ingerire la pillola telecamera come un comune antibiotico
Il rivoluzionario dispositivo si presenta nella forma del tutto simile ad un antibiotico, ed è rivestito da un involucro indigeribile, munito di speciale microtelecamera, batterie, antenna e trasmettitore; le dimensioni sono ridotte a 3 centimetri di lunghezza per 1,1cm di larghezza.
Una volta ingerita, la pillola segue il percorso del tratto gastro-intestinale spinta dai movimenti peristaltici, registra le immagini e dopo 24 ore viene espulsa in maniera del tutto naturale.
Sembra troppo bello per essere vero, ma lo è: il dispositivo "in viaggio" lungo il nostro corpo non viene avvertito affatto dal paziente che può effettuare l’esame anche a casa, azzerando quasi i tempi di ospedalizzazione, il fastidio dei metodi invasivi come sondino e raggi x e l’unico segnale che l’apparecchio è attivo ci viene dalle lucine rosse accese del registratore digitale al quale vengono inviate le immagini, che ha le dimensioni di un walkman e resta appeso alla nostra cintura durante l’attività della pillola – telecamera.
Le immagini così raccolte vengono scaricate su un computer e risultano in un videoclip a colori (la pillola telecamera è anche dotata di 4 led che funzionano da fari, in quanto l’interno del tubo digerente è buio).
Nonostante l’incredibile utilità del dispositivo, alcune modifiche sono allo studio, come la possibilità di far sì che la pillola non sia solo uno strumento diagnostico, ma venga munita di attrezzature atte ad effettuare ulteriori analisi chimiche all’interno delle varie porzioni di tratto digerente, e quindi di approfondirne l’utilizzo.
Infatti, sebbene la pillola telecamera consenta l’esplorazione dell’intestino tenue, tratto finora difficile da raggiungere con i normali metodi, di contro serve al solo scopo diagnostico generale, rimandando a successivi interventi la soluzione di alcuni dei problemi individuati grazie alla trasmissione delle sue immagini.
Ma è solo questione di tempo, promettono gli autori di questa utilissima invenzione.
Il fermento suscitato dal successo della pillola telecamera sembra aver stimolato una serie di altri progetti in fase di studio, quali "Emil" (Endoscopic Microcapsule Locomotion)" cui partecipano un'équipe italiana della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, e l'équipe endoscopica dell'Istituto nazionale dei Tumori di Milano.
La microcapsula Emil, infatti, possiederà , oltre alla telecamera, dei sensori per diagnosticare svariati tipi di malattie, nonché la possibilità di muoversi autonomamente all’interno del tratto digerente, quindi anche in senso contrario a quello della peristalsi.
Ricordiamo anche il progetto IMP (Intelligent Microsystem Program - Corea del Sud).
Uno studio tutto italiano è quello in corso presso il dipartimento di oncologia chirurgica dell’Universita' di Padova, dove presto avremmo a disposizione dei microrobot che sonderanno il corpo del paziente dall’interno.
La tecnologia al servizio della medicina è già realtà , la medicina del futuro è già presente.
13/12/2004
Sitografia
Fondazione IRCCS - Endoscopia www.istitutotumori.mi.it/INT/InfoPubblico/Educational/endoscopia.asp
Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa www.sssup.it
KIST - Korea Institute of Science and Technology www.kist.re.kr/en/index.asp