Lo sbiancamento di massa ha ucciso più di un terzo dei coralli nella parte settentrionale e centrale della grande barriera corallina dell'Australia, i coralli presenti nella parte sud invece dovrebbero aver riportato danni minori.
Immagine 1 - Un sommozzatore mentre realizza le riprese video dei coralli sbiancati a Lizard Island nella grande barriera corallina. Le riprese aeree hanno rilevato che il 93% del patrimonio dell'umanità è stato colpito da sbiancamento. Fotografia: AFP/Getty Images
I ricercatori australiani della James Cook University hanno condotto diverse ricerche aeree e subacquee sulla barriera corallina della costa orientale dell'Australia analizzando un’area che si estende per 2300 chilometri circa.
I risultati mostrano che il 35 per cento circa del corallo situato nelle sezioni centrale e settentrionale della barriera corallina è morto o sta morendo, scrive Terry Hughes, direttore del centro di eccellenza per gli studi sulla barriera corallina della James Cook University, Australia.
In alcune zone della barriera è andato perduto oltre il 50% del corallo
Alcune parti della barriera corallina hanno perso più della metà del corallo a causa dello sbiancamento.
L'entità del danno, verificatosi negli ultimi mesi, ha gravi implicazioni dichiara Hughes. Anche se i coralli sbiancati morenti potrebbero riprendersi in caso di diminuzione della temperatura dell'acqua, i coralli più vecchi hanno invece bisogno di più tempo per riprendersi e potrebbero non avere tale possibilità in caso di un ulteriore sbiancamento.
Il corallo morto è perso per sempre, questa perdita colpisce altre creature che si basano su di esso per ottenere cibo e riparo.
«È sorprendente? Non più. È significativo? Assolutamente» scrive Mark Eakin, coordinatore del coral reef watch per la National Oceanic and Atmospheric Administration, USA. «Stiamo parlando della perdita del 35% della popolazione corallina in alcune di queste barriere, si tratta di un danno enorme».
Il corallo è stato colpito da uno sbiancamento di massa
Il danno fa parte di uno sbiancamento di massa che da due anni sta avendo un impatto sulle scogliere di tutto il mondo.
Gli esperti sostengono che lo sbiancamento è stato generato dal riscaldamento globale e da El Nino, il riscaldamento dell’acqua in alcune zone dell'oceano Pacifico. L’acqua calda mette sotto stress i coralli rendendoli vulnerabili alla malattia. Altre barriere coralline hanno sofferto molto di più a causa del recente sbiancamento; alcune isole del Pacifico, ad esempio hanno riportato un tasso di mortalità dei coralli superiore all’80%, scrive Eakin.
Si tratta del terzo evento di sbiancamento di massa che in 18 anni ha colpito la grande barriera corallina. In ogni caso, le aree che hanno sofferto lo sbiancamento peggiore sono state quelle in cui l'acqua ha avuto una temperatura più alta per un periodo di tempo più lungo, scrive Hughes
Immagine 2 - La foto è stata scattata da un ricercatore dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies ad aprile 2016 (pubblicata lunedì 30 maggio 2016) e mostra un corallo Acropora cervicornis morto e invaso dalle alghe a Lizard Island, la grande barriera corallina al largo della costa orientale dell'Australia settentrionale. Il centro studi sulla barriera ha recentemente rilasciato i risultati dell’indagine effettuata dai suoi ricercatori sulla barriera, 2.300 chilometri lungo la costa orientale dell'Australia. Gli scienziati hanno rilevato che circa il 35% del corallo nelle sezioni centrale e settentrionale della barriera corallina è morto o agonizzante. Alcune parti della barriera corallina hanno perso più della metà del corallo a causa dello sbiancamento. Credits: David Bellwood/ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies via AP).
Una parte della barriera corallina per ora è salva
Questa volta, la metà meridionale della barriera si è salvata a causa dell’arrivo di un ciclone tropicale, un vero e proprio colpo di fortuna. I resti della tempesta che aveva sferzato la parte sud dell’oceano Pacifico ha portato nuvole e forti piogge nella regione, questo fenomeno ha causato il raffreddamento dell'oceano, la temperatura si è abbassata tanto da fermare lo sbiancamento appena iniziato a sud. Circa il 95 per cento del corallo che si trova nella parte meridionale della barriera è sopravvissuto.
In passato le tempeste hanno aiutato le barriere sotto stress a causa del calore, scrive Eakin. Nel 2005, il passaggio dell’uragano Katrina e subito dopo dell’uragano Rita ha raffreddato le acque della Florida risparmiando così lo sbiancamento dei coralli della grande barriera corallina della Florida.
Gli approcci sperimentali per affrontare il dilemma dello sbiancamento dei coralli hanno incluso i tentativi di abbassare la temperatura dell'acqua creando delle zone d’ombra. Purtroppo questo tipo di interventi richiedono una grande preparazione e possono essere realizzati soltanto per piccole aree. I ricercatori stanno cercando di minimizzare gli stress aggiuntivi alla già fragile barriera.
«Tutto quello che possiamo fare per ridurre lo stress e le lesioni provenienti da altre sorgenti darà ai coralli maggiori possibilità di sopravvivenza» sostiene Eakin.
«Le barriere che sono riuscite a guarire dopo eventi simili a questo sono quelle maggiormente protette, meno visitate e meno disturbate».
L’anno scorso le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per lo stato della grande barriera corallina e hanno incoraggiato l’Australia ad aumentare gli sforzi per la conservazione di questo patrimonio dell’umanità.
Le reazioni della politica australiana
In seguito alla diffusione del rapporto sullo stato dello sbiancamento dei coralli i politici (l’Australia è nel pieno della campagna elettorale) hanno subito annunciato di volersi impegnare per salvaguardare la grande barriera corallina, l'opposizione del partito laburista ha dichiarato di voler creare un fondo da 500 milioni di dollari per effettuare attività di ricerca e migliorare la gestione della barriera.
Il ministro dell'ambiente Greg Hunt, nel frattempo, ha annunciato che se il suo partito verrà rieletto, il governo investirà 6 milioni di dollari per aiutare a combattere la stella corona di spine (Acanthaster planci) responsabile della distruzione dei coralli.
I risultati di un recente studio suggeriscono che entro il 2025 potrebbe essere necessario effettuare un investimento da 10 miliardi di dollari per ridurre adeguatamente i livelli di inquinamento e migliorare la resistenza delle barriere coralline. Alcuni ricercatori hanno provato a stimare il valore economico dell'ecosistema rappresentato dalla grande barriera corallina, si tratta di un valore annuo compreso tra il 15 e i 20 miliardi di dollari australiani.
A questo punto bisogna augurarsi che questi impegni verranno mantenuti dopo la campagna elettorale. Se non verranno prese drastiche misure di salvaguardia c'è il forte rischio di perdere questo straordinario patrimonio dell'umanità.