Il 'buen retiro' del Neanderthal


    Una grotta a Gibilterra potrebbe essere stata l’ultimo rifugio dell’Homo Neaderthalensis. E’ il risultato di una campagna di scavi durata sei anni ed i cui risultati sono stati pubblicati su Nature. L’identificazione di questo sito, il più recente tra quelli conosciuti, implica una lunga convivenza europea tra Neanderthal e Sapiens e rinvigorirà il dibatto sulle relazioni tra le due specie.

    Un team guidato dal direttore del Museo di Gibilterra, Clive Finlayson, ha esaminato i manufatti ritrovati nella cava di Gorham.

    La datazione del carbone fossile presente nella grotta colloca i reperti in un epoca compresa tra 28.000 e 24.000 anni fa. Quello di Gorham sarebbe quindi il più recente sito di Neanderthal noto sino ad ora.

    Poiché in area Iberica sono noti insediamenti dell’Homo Sapiens antichi di almeno 32.000 anni, i dati ottenuti da Finlayson implicano che le due specie abbiano diviso lo stesso territorio ben più a lungo di quanto fino ad ora sospettato.

    Immagine - 1 - Cranio di Neanderthal: Uomo della Chapelle-aux-Saints

    Immagine - 1 - Cranio di Neanderthal: Uomo della Chapelle-aux-Saints ©Wikipédia L'encyclopédie libre

    Si tratterebbe del più lungo periodo di convivenza della nostra specie con altre più arcaiche, a parte il caso, peraltro molto discusso dell’Homo Floresiensis in Asia.

    La prudenza è come sempre d’obbligo ed occorre in particolare considerare la posizione critica di alcuni scienziati, come ad esempio l’archeologo Paul Mellard dell’Università di Cambridge, che avanzano dubbi sulla precisione dei metodi di datazione basati sul carbone fossile.

    Questa metodica, sostiene Mellard in una recente review su Nature, presenta un significativo rischio di sottostima dell’età dei campioni.

    All’epoca in cui i Neanderthal occupavano l’area, la terra era interessata da una glaciazione e il livello del mare era più basso dell’attuale a causa della grande quantità di acqua sequestrata nei ghiacciai.

    Gibilterra quindi non era a picco sul mare ma circondata da una pianura.

    Probabilmente rappresentava un rifugio accogliente e protetto per i Neanderthal che potevano avvantaggiarsi in quel luogo di condizioni climatiche relativamente miti e di abbondanza di cibo.

    Proprio a Gibilterra avvenne uno dei primi ritrovamenti di Homo Neandethalensis. Nonostante infatti abbia preso il nome dalla località tedesca tra Düsseldorf e Wuppertal dove nel 1856 vennero rinvenuti i resti che ne portarono all’identificazione, in realtà quello della valle di Neanderthal fu soltanto il terzo ritrovamento in ordine di tempo.

    Altri resti dell’ominide erano già stati rinvenuti prima di allora: un cranio di bambino a Engis in Belgio nel 1830 ed uno di adulto recuperato appunto a Gibilterra nel 1848.

    Sin dall’inizio l’attribuzione dei resti ossei trovati in Germania si rivelò problematica e si scontrò con i preconcetti dell’epoca circa l’origine della specie umana. Il fondamentale libro di Charles Darwin, Descent of man and selection in relation to sex, non sarebbe uscito che nel 1871.

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    Immagine - 2 - Tratti anatomici distintivi dle cranio dell’Homo Neanderthalensis ©Wikipédia L'encyclopédie libre

    Una volta compreso ed accettato che si trattava di un ominide distinto dalla nostra specie, al Neanderthal furono da subito attribuite scarsa intelligenza e caratteristiche scimmiesche, che ancora oggi conserva nell’immaginario collettivo.

    Il biologo Ernst Haeckel, autore della celebre legge secondo cui l’ontogenesi ricapitola la filogenesi, propose addirittura per lui il nome di Homo Stupidus.

    Stupido, l’Homo di Neanderthal non lo era affatto.

    Dotato di un volume cranico superiore al nostro, produsse una sofisticata industria litica, denominata Musteriana.

    Era in grado di fabbricare attrezzi di una certa complessità, tali da richiedere delle abilità cognitive ben sviluppate.

    Seppelliva i propri morti e mostrava degli interessi estetici e simbolici: collezionava pietre insolite e si dipingeva con l’ocra e, forse, costruiva flauti.

    Anche se è ormai generalmente accettato che l’uomo di Neanderthal sia da considerarsi una specie distinta e non una sottospecie del Sapiens, la natura della interazione tra le due specie rimane uno dei grandi temi di discussione della paleoantropologia in Europa.

    I dati ottenuti dal sito di Gibilterra, aumentando il periodo di convivenza, modificano lo scenario delle ipotesi sulle cause di estinzione del Neanderthal.

    Infatti una lunga coesistenza mal si accorda con la teoria che sia stata la competizione con il Sapiens, dotato di una struttura sociale più efficiente, a causarne la scomparsa.

    Non solo, ma riaprono la questione dei possibili accoppiamenti tra le due specie, in conseguenza dei quali potremmo portare nel nostro genoma qualche eredità Neanderthaliana.

    Tralasciando le azzardate teorie secondo cui i colore rosso dei capelli nell’uomo sarebbe derivato dal Neanderthal, vi sono importanti implicazioni di tipo patologico nel campo delle malattie neurodegenerative, come ad esempio l’Alzheimer.

    Immagine - 3 - La cartina mostra la collocazione in Europa dei siti più tardi attribuibili a Neanderthal

    Immagine - 2 - La cartina mostra la collocazione in Europa dei siti più tardi attribuibili a Neanderthal o comunque ad industria litica Musteriana. ©Nature.com

    Nel National Human Genome Research Institute di Bethesda, Maryland, John Hardy studia le alterazioni genetiche legate alla formazione dei cosiddetti 'gomitoli neurofibrillari', caratteristici di queste patologie neuronali.

    Per spiegare la presenza di una specifica mutazione implicata nelle malattie neurodegenerative e presente solo nella popolazione caucasica, è stato chiamato in causa il passaggio di materiale genetico dal Neanderthal al Sapiens.

    Nel 2002 è stato ritrovato in Portogallo, nella valle di Lapedo a Legar Velho, lo scheletro di un bambino di 4 anni che presentava caratteristiche anatomiche intermedie tra le due specie, anche se in realtà i tratti somatici peculiari del Neanderthal, risultato probabilmente di uno specifico addattamento al clima rigido, sono poco marcati negli individui giovani.

    Il principale problema nell’identificare il bimbo di Legar Velho come un ibrido Sapiens-Nehanderthal risiede nel fatto che la datazione della sepoltura intenzionale, risalente a 24.500 anni fa, era ritenuta posteriore alla estinzione del Neanderthal.

    I reperti di Gibilterra, spostando in avanti la presenza dei Neanderthal nella penisola iberica, eliminerebbero questa difficoltà, riaprendo le porte alla possibilità di interbreeding fra le due specie.

    I recenti dati ottenuti con l’analisi comparata del DNA, vanno però in direzione opposta. Svante Pääbo direttore del Max Plank Insitute di Antropologia evoluzionistica di Leipzig e responsabile del Neanderthal Genome Project ha annunciato che nell’arco dei due prossimi anni sarà in grado di sequenziare l’intero genoma del Neanderthal.

    I dati preliminari ottenuti dall’analisi del DNA mitocondriale e da quello del cromosoma Y sono stati recentemente pubblicati ed indicano una separazione delle due linee databile a 500.000 anni fa, escludendo praticamente la possibilità di inbreeding.

    Anche se non ci fosse stato alcun accoppiamento tra la nostra specie ed il Neanderthal, questo nostro 'cugino' rimane al centro dell’interesse della comunità scientifica e non solo.

    Così inquietantemente simile a noi eppure così diverso.

    Forse non è mai scoccata la scintille dell’amore tra un Neanderthal ed un Sapiens ma di sicuro questa specie rimane assolutamente affascinante per noi, se dopo tanti anni siamo ancora qui ad interrogarci su di essa.

    Bibliografia

    Dalton R., Neanderthal DNA yields to genome foray, Nature, 441:260-261, 2006

    Delson E., Return of the last Nehanderthal, doi:10.1038/nature05207| 13, 2006

    Finlayson C. et al., Late survival of Neanderthals at the southernmost extreme of Europe, Nature, doi:10.1038/nature05195, 2006

    Hardy J. et al., Evidence suggesting that Homo neanderthalensis contributed the H2 MAPT aplotype to Homo sapiens, Biochemical Society Transactions 33(4), 582-585, 2005

    Mellars P., A new radiocarbon revolution and the dispersal of modern humans in Eurasia. Nature. 2006 Feb 23;439(7079):931-5. Review.

    Serre, D. et al, No evidence of Neandertal mtDNA contribution to Early Modern Humans, PLoS Biology 2(3), 2004

    Zilhão, J. et Trinkaus, E. (2002), Portrait of the Artist as a Child. The Gravettian Human Skeleton from the Abrigo do Lagar Velho and its Archeological Context, Trabalhos de Arqueologia, Vol. 22, 609 p.

    Sitografia

    The Gibraltar Museum – sito del museo di Gibilterra http://gibraltar.costasur.com/en/museum.html

    Nature – sito della rivista www.nature.com

    Homme de Néanderthal - Wikipedia, L’encyclopedie libre http://fr.wikipedia.org/wiki/Homme_de_N%C3%A9andertal

    NHGRI - National Human Genome Research Institute www.genome.gov