L'alba di un nuovo mondo?


    Il millennium project.

    La IUCN – The World Conservation Union è stata creata nel 1948, comprende 82 nazioni, 111 agenzie governative, 800 ONG e circa 10.000 studiosi e collaboratori provenienti da 181 nazioni.

    La missione della IUCN è incoraggiare ed assistere le società del mondo nella conservazione dell’integrità e della diversità della natura ed assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo ed ecologicamente sostenibile.

    E’ infatti sostenibilità ambientale la parola chiave per il futuro del pianeta nel terzo millennio.

    Il 18 gennaio scorso è stato diffuso dall’IUCN il rapporto annuale sul Millennium Project, intitolato "Investire nello Sviluppo: una guida pratica per centrare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio".

    Il rapporto indica con precisione quali siano i passi da compiere per dare un volto migliore al mondo che abitiamo, con riferimento in particolare all’impegno che i singoli governi dei paesi interessati debbano assumersi per ottenere risultati entro il 2015, data di riferimento del Progetto.

    Inoltre, in fase di premessa, dobbiamo sottolineare che il rapporto è stato stilato da diverse Task Forces nell’ambito dell’IUCN composte da studiosi di portata mondiale e che quindi i risultati, le raccomandazioni sono rigorosamente supportati da dati ed indagini svolte con metodo scientifico.

    Infatti, il ruolo chiave del concetto di sostenibilità ambientale nel combattere la povertà è dimostrato da alcune statistiche relative a salute, fame ed utilizzo delle risorse energetiche.

    1. Circa il 70 – 80 % della popolazione dei paesi in via di sviluppo ricorre alla medicina naturale, servendosi di 10.000 – 20.000 specie di piante officinali per provvedere ai bisogni sanitari primari;
    2. La fauna selvatica inclusa l’ittiofauna costituisce la principale fonte di proteine nella dieta delle popolazioni rurali in molte nazioni povere;
    3. Circa 2 miliardi di persone utilizzano carbone e legna come fonte di energia primaria se non addirittura unica per riscaldarsi e cucinare.

    Origini del Millennium Project

    Come nasce il Millennium Project e cosa si propone di fare in dettaglio?

    Dal 6 all'8 settembre del 2000 si è tenuto il Millennium Summit, la più grande riunione di leaders mondiali che si sia mai verificata nella storia; in questa occasione è stata adottata la Dichiarazione del Millennio dell’ONU, in cui le nazioni partecipanti si sono impegnate a ridurre la povertà, migliorare la salute nel mondo e promuovere pace, rispetto dei diritti umani, parità tra i sessi e sostenibilità ambientale.

    Questi sono gli Obiettivi del Millennio, da raggiungere nel 2015.

    Per il sistema politico internazionale si tratta del fulcro della nuova politica di sviluppo mondiale, per i milioni di persone che vivono in povertà essi rappresentano il mezzo per una vita degna di questo nome.

    Nel 2002 gli stati membri dell’ONU si sono riuniti al Summit Mondiale per lo Sviluppo Sostenibile a Johannesburg, dove è stata confermata la vitale (in senso letterale) importanza del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.

    Se la parola chiave è sostenibilità ambientale, ci sono anche altri motivi perché si consideri pressante la necessità di centrare gli obiettivi previsti:la garanzia della sicurezza mondiale, ad esempio.

    Le società povere hanno molte più probabilità delle società ricche di cadere in conflitti civili riguardanti l’approvvigionamento delle risorse scarsamente disponibili oltre che di generare emigrazioni di massa che mettono a repentaglio la disponibilità di risorse dei paesi riceventi, così come hanno elevate probabilità di cadere preda di gruppi terroristici, instabilità o conflitti violenti, anche perché solitamente questi paesi hanno governi deboli o viceversa troppo autoritari.

    Gli Stati che aspirano a far parte in modo permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU devono agire per promuovere il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio ed evidenziare il loro impegno a garantire la sicurezza internazionale.

    Nel dettaglio, questi sono gli 8 Obiettivi del Millennio (Millennium Development Goals)

    Gli otto obiettivi del millennio

    1. SRADICARE L’ESTREMA POVERTA’ E LA FAME NEL MONDO (Dimezzare, tra il 1990 ed il 2015 la frazione di popolazione mondiale che guadagna meno di un dollaro al giorno);
    2. RAGGIUNGERE LA GARANZIA DI ISTRUZIONE PRIMARIA A LIVELLO MONDIALE;
    3. PROMUOVERE LA PARITA’ TRA I SESSI;
    4. RIDURRE LA MORTALITA’ INFANTILE;
    5. MIGLIORARE LA SALUTE MATERNA (Diminuire la mortalità materna);
    6. COMBATTERE L’AIDS, LA MALARIA ED ALTRE MALATTIE PRINCIPALI;
    7. GARANTIRE LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE (Integrare i principi dello sviluppo eco-sostenibile nelle politiche di sviluppo dei singoli paesi e ridurre il sovrasfruttamento delle risorse ambientali; ridurre il numero di persone che non ha accesso ad acqua potabile o condizioni igienico-sanitarie salutari;
    8. SVILUPPARE UNA COOPERAZIONE GLOBALE PER LO SVILUPPO

    La cooperazione globale per lo sviluppo verrà sviluppata attraverso:

    • L’attuazione di un sistema commerciale e finanziario aperto, regolamentato e non discriminatorio;
    • L’individuazione di necessità speciali dei paesi poveri, come l’adozione di tariffe speciali e libere da dazi per le esportazioni, programmi di cancellazione del debito estero per le nazioni più povere;
    • In cooperazione con le nazioni più sviluppate, delineare strategie per favorire una decente e produttiva occupazione giovanile;
    • In cooperazione con le maggiori case farmaceutiche, garantire accesso alle medicine essenziali da parte dei paesi poveri;
    • In cooperazione con il settore privato, rendere disponibili i vantaggi delle nuove tecnologie specialmente per quanto riguarda informatica e comunicazioni.

    Facendo il punto della situazione, notevoli progressi sono stati già fatti a 10 anni dalla scadenza del progetto, soprattutto se pensiamo che tra il 1990 ed il 2002 l’introito dei paesi poveri è aumentato in media del 21%.

    Ciononostante il miglioramento è ben lontano dall’essere uniforme nell’area interessata dal progetto; le aree rurali sono più povere di quelle urbane (pur persistendo situazioni di povertà urbana); l’Africa sub-sahariana è l’epicentro della crisi con una situazione di persistente incertezza alimentare, elevatissima mortalità infantile e materna e ampia porzione della popolazione che vive in baraccopoli.

    L’Asia, invece, è la regione che mostra i progressi più veloci, mentre Nord Africa, America Latina e Medio Oriente mostrano tendenza mista, con notevoli miglioramenti per alcuni degli Obiettivi e crisi totale in altri.

    Le ragioni per un fallimento nel raggiungimento degli Obiettivi possono esse molteplici, ma è lampante che siano tutte di natura politica, il che implica la sola volontà internazionale come motore per l’azione ed il successo.

    La scarsa volontà politica, la corruzione il disinteresse per la protezione dei diritti umani, tuttavia si affiancano nelle nazioni povere ad un nemico micidiale: le cosiddette trappole di povertà.

    Molte Nazioni sono troppo povere per fare qualunque cosa, anche se volessero, e sono troppo indebitate con i paesi ricchi per sperare di migliorare; la povertà impedisce lo sviluppo di una corretta politica ambientale, venendo a mancare i mezzi ed il potere politico di limitare lo sfruttamento delle risorse.

    Il risultato è impoverimento dei suoli, deforestazione, pesca indiscriminata e altri danni ambientali, abbandono delle campagne improduttive, conseguente migrazione in agglomerati urbani sempre più affollati e degradati che a sua volte genera inquinamento, scarse o nulle condizioni igieniche, instabilità, fame, sete, ricorso a metodi violenti, il tutto ancora una volta causa di aumento della povertà!

    I drastici cambiamenti climatici peggiorerebbero la situazione aumentando incertezza alimentare, favorendo la diffusione di malattie ed epidemie, soprattutto in considerazione del fatto che un evento climatico drastico diventa catastrofico laddove l’elemento umano ha modificato insostenibilmente l’equilibrio naturale.

    La soluzione a questo inquietante scenario può soltanto essere un incanalamento corretto degli introiti, ma anche un più concreto impegno dei paesi ricchi ad attuare con tutti i mezzi in loro potere quanto si delinea nell’Obiettivo 8.

    Spontaneo e legittimo è chiedersi quali siano i costi effettivi per il raggiungimento degli Obiettivi, dato per assodato che i benefici siano sotto gli occhi di tutti.

    I costi a carico dei paesi in via di sviluppo sarebbero più che altro un reindirizzamento efficace di fondi già a disposizione provenienti dal PIL (Prodotto Interno Lordo) mentre per i Paesi più poveri i fondi interni non basterebbero comunque, per cui è inevitabile il ricorso a donazioni da parte dei paesi ricchi.

    Tuttavia, anche nel primo caso, potendo i paesi in via di sviluppo destinare una parte del PIL ad investimenti volti a raggiungere gli Obiettivi del Millennio, sarebbero comunque soffocati dalla permanente situazione debitoria nei confronti dei Paesi finanziatori.

    In soldoni, il costo totale per sostenere il gap finanziario dei Paesi poveri ammonterebbe a 73 miliardi di dollari statunitensi nel 2006, che diventerebbero 135 nel 2015; per i paesi in via di sviluppo si parla di cifre come 10 miliardi di dollari.

    Aggiungendo i costi indiretti il totale necessario per raggiungere tutti gli Obiettivi del Millennio in tutti i paesi interessati è di 121 miliardi di dollari nel 2006 e 189 nel 2015.

    La realizzazione del Millennium Project comporta la possibilità nel prossimo decennio di dimezzare la povertà nel mondo, di consentire a milioni di persone di trarre beneficio dall’economia globale.

    Le soluzioni esistono, sono a portata di mano, il costo è abbordabile e la cornice politica è delineata; bisogna solo agire.

    Il rapporto dell’IUCN delinea il percorso e attraverso gli 8 Obiettivi del Millennio ci indica la strada per promuovere l’accesso globale ai diritti umani di base, oggi garantiti solo ad una parte dell’umanità.

    Se nel 2015 gli Obiettivi saranno raggiunti il mondo avrà un aspetto di gran lunga migliore:

    • Più di 500 milioni di persone verranno liberate dallo stato di estrema povertà in cui vivono ora;
    • Più di 300 milioni di persone non soffriranno più la fame;
    • Anziché morire prima di compiere 5 anni di età,30 milioni di bambini saranno salvati ed insieme ad essi 2 milioni di madri;
    • 350 milioni di persone in più avranno a disposizione acqua potabile e 650 milioni di persone potranno beneficiare di dignitose condizioni igieniche;
    • Centinaia di milioni di donne e ragazze in più andranno a scuola e avranno pari opportunità in campo economico e politico;

    Molte nazioni riusciranno e raggiungere gli Obiettivi entro il 2015, ma resteranno comunque ampie aree soprattutto nell’Africa sub-sahariana lontane da qualunque miglioramento.

    Sicuramente gli aiuti economici da soli non basteranno, sono necessarie riforme istituzionali, giuste politiche e azioni per migliorare l’affidabilità dei governi interessati.

    Le difficoltà esistono, ma anche le premesse per la buona riuscita e sopra tutto regna la profonda convinzione che un mondo migliore è possibile.

    21/02/2005

    Sitografia

    IUCN - The World Conservation Union
    www.iucn.org

    Millennium Project www.unmillenniumproject.org

    Millennium Summit 2000 - United Nations www.un.org/millennium/summit.htm

    Johannesburg Summit 2002 - United Nations www.un.org/jsummit/